Vittoria Baldieri

 

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NOTE CRITICHE

 

Completezza e senso di Totalità nell'Arte di Vittoria Baldieri Con questa inconsueta e particolare denominazione, il Critico intende rimarcare con attenzione la caratteristica suggestiva e molto specifica di una Artista romana ormai consuetamente nota e profondamente apprezzata nel panorama artistico e culturale romano. Parliamo, quindi, di Vittoria Baldieri.

Completezza, quindi, intendendo con ciò una Maturità complessiva delle forme artistiche che non lascia spazio ad improvvisazioni ed approssimazioni, ma lascia la strada ad una serie spettacolare di creazioni d'opera che variano nel tempo sino ad una grande gamma di documentalità espressive.

Senso di Totalità è invece la determinazione della capacità di Vittoria di esaminare gli angoli più inconsueti dell'animo umano e della caratteristica espressiva attraverso opere di inconsueta, splendida linearità formale, ma soprattutto immensa varietà di tematiche ispiratrici di fondo. Così, nell'indimenticabile, " L'Invitata", l'Artista riesce ad esprimere all'Osservatore stupìto il senso esatto di una intima postura psicologica, creando al contempo una serie coordinante di linee spaziali di disegno di base che rendono, al soggetto rappresentato, un sottile, quasi inquietante equilibrio.

Quello del rapporto tra linearità psicologica dei soggetti spaziali e loro dimensione simbolica e - spesso ma non necessariamente - plurale nello spazio è una caratteristica particolarissima ed assolutamente originale della Maestra romana; pregherei una certa attenzione all'Osservatore su ciò, perché si tratta di una linea di pensiero artistico che può sfuggire ad una osservazione disattenta; ed apparirebbe invece come la precisa chiave di volta di una originalità che va attentamente invece conosciuta per ciò che riesce a dare. Così nel profondo " La Ruota", opera altamente simbolizzante tendente ad un cosmico Equilibrio della Vita nel suo Vortice di destino; così nel delicato ed intimistico " La Violinista", dall'originale e complesso sfondo vegetale di alta poesia compositiva; o nel neoromantico e concettuale " Tessere la Vita ", dalla spettacolare soluzione figurativa.

Le tinte e le soluzioni cromatiche elaborate da Vittoria nelle sue opere riescono sempre - nella loro complessiva misura, caratteristica essenziale - a rappresentare degnamente l'elaborazione centrale soggettuale che l'Artista intende evidenziare; esse - mai urlate o volgari - si delineano per l'utilizzazione sapiente della tinta intermedia, sempre elaborata nell'ambito di un vero e proprio dialogo con l'Osservatore.

Un discorso infine del tutto senz'altro particolare va sviluppato per le istanze artistiche di Vittoria Baldieri nel particolare campo della creazione di scultura, dove possiamo con interesse registrare delle creazioni che ci appaiono senz'altro esplicative del suo modo di intendere l'Arte. Così, nelle raffigurazioni femminili, nelle tematiche lontane ed esotiche, nei soggetti quotidiani, o estetizzanti, o mitologizzanti, l'Autrice riesce ad esprimere con particolare felicità la linea chiave del suo rapporto con l'immagine; come dicevamo, la relazione costante tra il tratto psicologico del soggetto di rappresentazione e lo sviluppo coerente ed armonioso nello spazio della linea di raffigurazione.

Così, ad esempio, nel suo neoclassico " Raccoglitore di Conchiglie" o nel fascinoso e complesso " La modella", o nell'elegante e magistrale "Gli Amanti"; così nella generalità del suo spunto creativo, sino al campo - eccezionalmente particolare, e realmente splendido - delle Acqueforti. Concludendo una Analisi che non vorremmo mai concludere, per l'interesse in noi suscitato dal complesso artistico del mondo creativo di Vittoria Baldieri, possiamo tornare alle concettualità - base del nostro pensiero su di lei; Completezza, e senso di Totalità, sia per la padronanza assoluta delle tecniche artistiche, che per la chiarezza di idee con cui questa Compositrice va affrontando con successo il proprio rapporto con il mondo culturale romano ed italiano.

Alfredo M. Barbagallo, storico e critico d'Arte 2009

 

Vittoria Baldieri è una donna che racconta le donne. Lo fa da tempo e le sue mostre sono un piacevole ed originale esercito di figure attraversate da sensazioni e richiami muliebri che formano un vocabolario dove consonanti e vocali diventano femmine, donne reali che impersonano sentimenti ed avventure, simboli e sfumature a costruire il mondo, gli ambienti, le attese, il sogno di volta in volta di una donna o di un fiore.

Donne e fiori sono i viaggiatori sottili del teatro della pittrice Baldieri, che ci conduce dove un essere del sesso debole - si fa per dire - innalza l'impalcatura ed il palcoscenico per l'uomo, grande invitato sempre, ma sempre ospite, mai protagonista, anche se il mondo di Vittoria Baldieri non lo esclude certo.

Stanislao Nievo, Critico d'Arte

 

 

E allora cosa succede? La pittrice ci regala una regione dove il visitatore, specialmente maschile, è chiamato con grazia a penetrare, è invitato ad entrare e partecipare, ma come un profumo che si respira ma non si vede. Anche se a volte seggiole e fiori, stacchi di cucine e scorci di vassoi con frutta si alternano e annunciano che è un mondo femminile quello in cui procediamo. E se i volti femminili talvolta si rendono severi, sacri o fieri di indipendenza mentale, il turbine di certe danze accennate, dei volti dagli occhi spesso serrati o sognanti, aprono l'attesa dell'uomo. Quale contro altare sensuale, e come invito ad una danza naturale per fantasticare la vita in un ventaglio di colori sempre raffinati e di movenze classiche, tornanti e danzanti, che accompagnano il gusto sottile dell'artista e la sua classicità ombrata.

Stanislao Nievo, Critico d'Arte - anno 2006

 

 

La pittura di Vittoria Baldieri è inseribile in quel filone inaugurato da Edvard Munch, che in un percorso che attraversa l'Espressionismo giunge fino all'oggi.

Togliendo infatti all'Espressionismo la connotazione storica ed enucleando solo i principi teorici, questa corrente, fondamentale nel quadro delle avanguardie del XX secolo, può concettualmente ridursi all'idea di arte che oggettiva il soggettivo.

All'artista urge dare forma al suo mondo interiore utilizzando a tal fine il mondo esterno solo per trarne le risoluzioni formali, proprio come lo scrittore si serve delle parole. In tale ottica, le figure, prevalentemente femminili, le porte, le finestre, la mobilia, i balconi, le scale, le spiagge, le marine, le balaustre e tutti gli altri elementi che compaiono nella pittura di Vittoria Baldieri non sono né ritratti né la registrazione di uno specifico spazio interno e/o esterno, bensì oggettivano quell'idea di persona e di spazio che l'artista ha elaborato nella sua mente e che corrisponde ad uno specifico concetto. Ne deriva un immaginario, come forma simbolica del reale, reso attraverso una rielaborazione riconducibile ad archetipi ampiamente condivisi.

Proprio per questo emerge, nel complesso pittorico della Baldieri, anche l'elemento simbolico. Accentua la componente simbolica di questa pittura il colore, sempre rarefatto, con reiterati effetti di trasparenza, in gamme cromatiche in cui prevalgono, in tonalità lievi, gli azzurri, i violetti, i rosa con alcune pennellate di ocra chiaro.

Accanto alla prevalente produzione pittorica vanno considerate le altre attività dell'artista, quella dell'incisione e quella della scultura. Alla prima da anni la Baldieri si applica con sapienza tecnica e con un segno vibrante che si ritrova nella pennellata. Alla scultura, che fu un suo primo amore, ella si sta ultimamente dedicando con rinnovati interesse e passione. Anche qui prevale il soggetto femminile - teste in terracotta di varie misure - amorevolmente investigato attraverso l'analisi puntuale dei piani dei volti.

A riguardare queste testine non sfugge la vibrante trattazione e dei capelli e dello scollo dell'abito, con precise analogie con i capelli ed i veli nei dipinti.

Stefania Severi, Critico d'Arte anno 2005

 

“Lo sguardo oltre” di Vittoria Baldieri - un olio su tela di dimensioni 50 per 40. Pubblicato su MobMagazine.it

L’uso sapiente delle velature e la capacità di mediare i colori ad olio sino a fargli acquisire la quest’opera ci induce a chiederci: verso cosa, dove, quando… Chi è la protagonista? Dove è? In un mare? In un ruscello? È una Ofelia di scespiriana memoria o quella parte di noi sopita o morta, solo apparentemente altrove? Forse una persona lungimirante, che può vedere oltre, nonostante l’ornato etereo velo che ha davanti. Il velo è eterodato o lo ha posto da sola per tenersi lontana o per proteggersi?

A volte la Vita si frappone in modo prepotente. Analizziamo le fattezze del volto di questa eterea creatura. È una donna giovane dall’età indefinita, dal lungo collo fiero, abbigliata senza ornamenti o orpelli a incorniciare la sua beltà. Uno scollo semirotondo a dare slancio al collo nudo. Eleganti i lineamenti. Gli occhi sono immoti verso l’oltre. Pur in questa apparente fissità di un’attesa o di una assorbente riflessione l’opera risulta dinamica e l’effetto viene raggiunto con la sapiente velatura ad olio che racconta onde soffiate da una brezza. Naturalmente l’artista lascia all’osservatore la risposta. Naturalmente l’artista lascia all’osservatore la risposta.

Come sovente accade probabilmente ha un’aderenza autobiografica. Pur conoscendo bene la Baldieri ho scelto di non chiederle un’interpretazione autentica. Solo alcuni grandi artisti riescono ad assolutizzare un loro frammento intimo e renderlo universale, consentendo a ognuno la propria riflessione e in ciò consiste propriamente l’essenza dell’Effettismo: indurre l’osservatore allo stupore emotivo tramite il riconoscimento empatico con l’opera. Certo la Baldieri c’è ottimamente riuscita con questo quadro dal sapore enigmatico.

Dott.ssa Francesca Romana Fragale - Presidente Effettismo

 

 

Intervista della Dott.ssa Leonarda Zappulla, collaboratrice del Prof. Vittorio Sgarbi - Anno 2019.

 

 

 

 

Quaderni del Museo - Febbraio 2019

Artisti al Museo: Vittoria Baldieri

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